Il progetto

Nel 2015 ricorrono i 70 anni dalla fine della II° Guerra mondiale e dalla liberazione di Bologna per mano del 2° Corpo d'Armata Polacco. Nell'occasione, desideriamo commemorare i militari polacchi che hanno combattuto per la libertà dell'Italia e della Polonia e che ora riposano al Cimitero di Guerra polacco a Bologna.
Il 2° Corpo d'Armata Polacco comandato dal generale Władysław Anders ha attraversato l'intera Penisola Appenninica. Ha conquistato Monte Cassino, ha liberato Ancona, ha combattuto sulla Linea Gotica e liberato Bologna il 21 aprile del 1945. I soldati credevano che quel percorso fosse allo stesso tempo un modo per riconquistare l'indipendenza della loro Patria.

Il generale Władysław Sikorski scriveva ai militari polacchi che difendevano Tobruch sotto assedio: "Vi ringrazio e Vi auguro altri successi di Guerra e che la fortuna del soldato vi accompagni, fino al giorno più grande della Gloria, quando uniti tutti con l'eroico Popolo, ci troveremo sulla libera terra polacca". Quasi quattromila soldati polacchi non videro quel giorno perdendo la vita durante la liberazione della terra italiana. Tra oltre 100 mila militari del 2° Corpo d'Armata Polacco solo circa 14 mila decisero di rientrare nella Polonia controllata dall'URSS.

Questa storia lodevole, ma allo stesso tempo drammatica nel suo finale, deve essere tramandata alle generazioni future e dobbiamo commemorare i suoi protagonisti. Il Consolato Generale della Repubblica di Polonia in Milano con il Consiglio per Commemorazioni dei Combattimenti e del Martirio e l'Archivio Digitale Nazionale (National Digital Archives, Polska) hanno deciso di creare un progetto che costituirà una lapide virtuale per commemorare i soldati del 2° Corpo d'Armata Polacco sepolti al Cimitero di Guerra polacco a Bologna e che racconterà il loro percorso di Guerra. Vorremmo che - grazie alla pagina internet da noi creata e alla postazione multimediale realizzata al cimitero di Bologna – le famiglie possano trovare il luogo di sepoltura dei loro cari. Speriamo che queste modalità innovative del racconto contribuiscano alla divulgazione della storia del 2° Corpo d'Armata Polacco in Italia, in Polonia e in tutto il mondo. Allo stesso tempo confidiamo che questo progetto possa servire alla memoria viva, rinsaldata dalle famiglie, dagli ex colleghi del fronte e dalla gioventù polacca ed italiana che potrebbero contribuire a questo processo di scoperta e di narrazione della storia dei militari sepolti. Vi invitiamo a contattarci e a descrivere con noi le loro sorti.

Questo progetto non avrebbe potuto vedere la luce in questa forma senza i nostri partners. Vorremmo quindi ringraziare il Consiglio per Commemorazioni dei Combattimenti e del Martirio per la verifica e il supporto prestato nella stesura dei contenuti nonché l'Archivio Digitale Nazionale (National Digital Archives, Polska) per averci concesso le foto dei soldati e delle operazioni di Guerra del 2° Corpo d'Armata Polacco.

Ringraziamo anche tutte le persone che hanno contribuito alla realizzazione del progetto e vi invitiamo ad unirVi a questo gruppo.

Jerzy Adamczyk
Console Generale della Repubblica di Polonia a Milano

 

La prefazione del prof. straordinario associato Andrzej Krzysztof Kunerta Segretario del Consiglio per le Commemorazioni dei Combattimenti e del Martirio


Settant'anni fa, il 21 aprile del 1945, il cappellano del 9° Battaglione della 3° Divisione Fucilieri dei Carpazi, don Rafał Grzondziel (che da francescano assunse il nome di Ignacy), espose la bandiera polacca sulla Torre degli Asinelli alta 104 metri – una delle due torri gemelle della Bologna Liberata... In un libro scritto a più mani, edito in occasione del primo anniversario della liberazione di Bologna, egli scriveva: „Bologna è il sole dell'Italia. È un gioiello meraviglioso ed opulento grazie al lavoro e alle gesta dei suoi figli. Il suo stemma e il suo motto – libertas - non sono un'utopia o una semplice insegna."

Quando il giorno di quel primo anniversario, il 21 aprile del 1946, il 9° Battaglione ricevette il soprannome „Bolognese" e contestualmente gli fu conferito lo stendardo (offerto dal Comune di Bologna, dalla sua Università e dall'arcivescovo), ai suoi soldati furono consegnate le medaglie commemorative e fu data la cittadinanza onoraria di Bologna. Questi ultimi ricambiarono consegnando al Sindaco della città "l'aquila polacca che in volo porta lo stemma di Bologna, e quindi lo stemma del battaglione. Perché la parola libertas sullo stemma comunale di Bologna è allo stesso tempo il motto e lo stemma del Popolo Polacco" – concludeva la sua relazione sulle celebrazioni il cappellano, don Grzondziel.

Ma c'era e c'è tutt'ora un altro motivo per cui Bologna rimane così vicina al cuore dei Polacchi: "Le parole Polonia e Bologna fanno rima e spesso anche la storia" – scriveva Jan Bielatowicz. – Nei secoli gli scolari polacchi accorrevano a Bologna in massa, come incantati dal suono del suo nome. Nei libri dell'Università di Bologna – l'Ateneo più antico d'Europa – il cui rettore tra il XIII e il XIV secolo fu Jan Polak, nel 1413 troviamo 97 cognomi di polacchi. Nell'anno accademico 1945/1946, "gettate le carabine", dopo aver liberato la città, alla stessa università si iscrissero 257 polacchi.

Perché, come a Roma le chiese, così a Bologna l'Università costituiva quel grande libro nel quale venivano annoverate successive generazioni di polacchi. Il busto marmoreo dello studente polacco più famoso, con la scritta NICOLAUS COPERNICUS POLONUS, offerto dai polacchi presenti in Ateneo nel 1936, rimosso e danneggiato dai tedeschi nel periodo della II° Guerra mondiale è tornato al suo posto all'ingresso dell'Aula Magna dell'Università di Bologna di fronte alla statua di Dante.

Dopo la liberazione di Bologna per mano dei militari del 2° Corpo d'Armata Polacco, sulle mura della città sono stati affissi manifesti di benvenuto pubblicati dall'università, che dicevano tra le altre cose: ..."Diamo un caloroso benvenuto all'esercito degli Alleati, che rappresenta l'Europa rinata ed unita negli ideali della giustizia e della libertà, [...] e in particolar modo ai soldati e agli ufficiali della Polonia sorella, ai quali spetta la gloria di entrare per primi nella Città". Uso di proposito la parola „liberazione" e non „conquista" in quanto proprio i soldati polacchi, tra i militari degli Alleati di diverse nazionalità venivano cosiderati dagli abitanti non come dei conquistatori bensì come liberatori – come coloro che portano la libertà. Gli italiani chiamavano allora i polacchi i „nostri liberatori".

Ai soldati dell'Esercito Polacco nell'URSS – dell'Esercito Polacco in Medio Oriente – del 2° Corpo d'Armata Polacco del gen. di div. Władysław Anders (il più straordinario esercito tra tutti gli eserciti degli Alleati, formato da detenuti, deportati e prigionieri di guerra), che percorse i tre continenti – non è stato dato di portare la libertà in Polonia. Era dato invece conquistare Monte Cassino, spianando agli Alleati la strada per Roma, e portare la libertà agli abitanti di Ancona (Liberata a luglio del 1944) e di altre città e località italiane. La gloriosa partecipazione del 2° Corpo d'Armata Polacco del gen. Anders nella campagna d'Italia, coronata con la liberazione di Bologna, testimoniava lungo il suo intero percorso di guerra che „la Polonia non è liquidata" – come scriveva il colonnello, titolato scuola di guerra, Klemens Rudnicki (Vice Comandante della 5° Div. Fanteria Kresowa) nel libro commemorativo nel mausoleo di famiglia Mussolini a Predappio, liberato dai militari polacchi il 28 ottobre del 1944, il giorno del 22° anniversario della marcia su Roma di Mussolini.

Due anni più tardi, il 12 ottobre del 1946, il gen. Anders in visita al cimitero di Bologna pronunciava queste parole: "In presenza nostra, dei militari del 2° Corpo d'Armata, si celebra la consacrazione del cimitero dedicato ai compagni caduti durante le battaglie sugli Appennini e nella battaglia di Bologna. È il nostro omaggio reso a coloro che alla Polonia hanno dato già tutto; se nonostante tutto la Polonia per la quale hanno perso la vita non è libera, la colpa non è loro, né nostra, né del Popolo Polacco."

Tra i doveri sacri della Repubblica di Polonia – che ha riconquistato la piena libertà e sovranità solo venticinque anni fa – e soprattutto delle due sue istituzioni, il Consiglio per le Commemorazioni dei Combattimenti e del Martirio e l'Ufficio per i Reduci di Guerra e le Vttime di Persecuzione, è mantenere viva la memoria di quei combattimenti, di quei caduti di guerra e avere cura dei cimiteri militari.

prof. straordinario associato Andrzej Krzysztof Kunerta
Segretario del Consiglio per le Commemorazioni dei Combattimenti e del Martirio

 

 

 

Sito web: 
www.polskicmentarzbolonia.pl
www.cimiteropolaccobologna.com